Le pinze servono per afferrare, piegare, torcere, ruotare, troncare
Le pinze sono un esempio di leva bilaterale: il fulcro avanzato, ovvero il punto in cui sono imperniate le due leve (cerniera) fa sì che la forza della mano in fase di serraggio venga aumentata in proporzione alla distanza tra questo e l’impugnatura. La parte di presa (testa) è costituita da due ganasce che si avvicinano serrando l’impugnatura; quando non serve tanto la forza di serraggio, quanto la presa per agire in posti difficili, le ganasce si trasformano in “becchi” prolungati di varia forma. La cerniera può essere aperta, incorporata o “passante”, quest’ultima tipica delle pinze a pappagallo con apertura variabile.
A cosa servono
Le pinze servono per afferrare, piegare, torcere, ruotare, troncare: esistono tipi di pinze utilizzate per divaricare, i cui becchi sono a contatto in posizione di riposo e si allontanano con la pressione sulle impugnature, utilizzate per gli anelli di sicurezza (seeger). Ne esistono tipi per meccanica, carpenteria, elettricità ed elettronica (con manici isolati), idraulica (serratubi regolabili).
Come si usano
Le ganasce vanno divaricate prima dell’uso e posizionate attorno alla superficie su cui agire, quindi si serrano le impugnature. Le pinze universali (o combinate) svolgono più funzioni: la parte più avanzata delle ganasce (becco) è zigrinata per garantire la presa di oggetti piani, l’incavo è anch’esso zigrinato per afferrare pezzi tondi, mentre in prossimità della cerniera c’è un tagliente rastremato. Le pinze a scatto, ad apertura regolabile, permettono di mantenere la presa dopo il serraggio anche rilasciando le impugnature.