Carteggiare per levigare gli oggetti in modo che diventino più belli, è un’antica pratica. La luce mette in valore venature e colori degli oggetti in legno, diventano più sicuri da usare perché vengono eliminate schegge e spuntoni, e sono più resistenti perché l’acqua scivola sulla superficie levigata troppo rapidamente per impregnare il materiale.
Oggi, come tremila anni fa, le tecniche di levigatura e lucidatura (piallatura, raschio ed abrasione) sono le stesse.
Le pialle e gli attrezzi che ne derivano sfogliano il materiale lungo vena con un angolo di lavoro poco accentuato.
I raschiatoi sono lame usate per le rifiniture più sofisticate usate col filo più o meno perpendicolare alla superficie da lavorare: la rasiera per legno, corno, avorio e materiali di analoga tenacità (in pratica quando scortecciamo e lisciamo un ramo col coltello, raschiandolo dalla base all’estremità lo lavoriamo appunto a rasiera), bulini e raschiatoi per i metalli. Questi attrezzi, per dare buoni risultati, richiedono una lunga pratica ed una mano molto sensibile.
Gli abrasivi, che dal punto di vista del lavoro comprendono anche raspe e lime, tagliano alla base tutti i piccoli rilievi lasciati dalla piallatura, trasformandoli in polvere (limatura o segatura). Quella che è cambiata è la velocità di esecuzione, dovuta all’assai maggior resistenza degli attrezzi e dei materiali abrasivi.
Le pialle oggi usano coltelli in acciaio cementato che, se non incontrano chiodi o pietre, mantengono il filo per mesi. Altrettanto resistenti sono rasiere, bulini e raschiatoi (ma nelle isole del Pacifico gli indigeni ancor’oggi levigano i gusci delle noci di cocco con le conchiglie).
Enorme il progresso nel campo degli abrasivi artificiali che hanno praticamente soppiantato quelli naturali come la pomice, il tripoli e le pelli di squalo e che hanno confinato rasiere e bulini in lavori di nicchia molto delicati e preziosi (nella meccanica si usano per la rettifica dei piani di lavoro in ghisa).
Diverso il discorso se si parla di macchine per levigare.
Quando è necessario carteggiare
Sono frequenti i casi in cui è necessario agire con una carta vetrata:
- rifinire un mobile dopo una riparazione e prima della smaltatura,
- lisciare un pezzo durante una costruzione
- correggere un serramento che non funziona bene.
Carteggiare a mano è il primo passo, ma bisogna conoscere bene il prodotto da usare ed agire in modo corretto
Gli attrezzi per levigare a mano
Tamponi a mano

Tamponi su cui si applica il foglio di carta vetrata per carteggiare
Per quante belle ed efficienti macchine si abbiano arriva sempre il momento in cui l’attrezzatura dichiara forfeit e la mano riprende il suo ruolo di strumento insuperabile per precisione e delicatezza. Per usare gli abrasivi senza scottarsi (come accade lavorando direttamente con la carta) sono nati sia i tamponi, di gomma o legno con ferma carta, sia, più recentemente, comodi panni e spugne abrasive, più fini i primi, più aggressive le seconde.
La carteggiatura su superfici piane si effettua con particolare facilità ed ottima finitura applicando il foglio di carta vetrata ad un tampone manuale. L’abrasivo si stende sotto la suola del tampone e si fissa ad esso con due mollette. La base del tampone è morbida per offrire un contatto continuo alla superficie da lavorare.
Abrasivi e flessibili

A questa categoria, in assoluto la più vasta, appartengono tanto la lana d’acciaio, che si usa in batuffoli tagliati dalla matassa, quanto le carte, le tele e le spugne ricoperte di granelli di corindone o di carborundum (o altri cristalli artificiali) che hanno del tutto soppiantato il vetro usato una volta e dal quale deriva il nome, tuttora usato, di carta vetrata.
Pialle ed affini

Oggi l’uso di quelle manuali è praticamente riservato ai lavori di ritocco, tanto è vero che non si trovano più se non nei musei i pialloni lunghi un metro con cui si squadravano le travi e si piallavano le assi, lavori che adesso si fanno a macchina. Alla pialla classica con ceppo in legno si sono prima affiancate quelle interamente metalliche ma sempre a coltello e poi quelle tipo surform in cui il taglio è svolto da una piastra forellata che richiama la grattuggia per le verdure (e lavora allo stesso modo).
Surform

Nato una quarantina d’anni fa il sistema Surform si è imposto per la sua praticità e comodità che lo rende un valido sostituto della pialla. Le lame sono di tre misure (più una cilindrica) e con taglio più o meno fine e si montano nei loro supporti a scatto o a vite. L’ attrezzo Surform è leggero e facile da guidare e rispetto alla pialla ha il vantaggio di non intasarsi. Si usa in diagonale per lo sgrosso e lungo vena per la rifinitura.
Lime e raspe

Nessuna sostanziale diversità fra le nostre e quelle dei secoli scorsi, se non nella qualità degli acciai usati, assai più resistenti e che allungano di molto la vita degli attrezzi.
Raspe

Attrezzo fra i più antichi della falegnameria (le prime erano tavolette di legno attraversate da chiodini) la raspa è ancora indispensabile ogni volta che occorra spianare o portare a misura un elemento. Le forme classiche sono la piatta, la mezzotonda e la coda di topo con dentatura bastarda (grossa) o mezzodolce e lunghezza da 200 a 350 mm.
Esistono anche raspe curve (i rifloirs) e raspe combinate con coda di topo e coltello per le sedi delle serrature.
Spazzole, metalliche e no

La classica spazzola manuale col manico, diritto o curvo, con setole più o meno resistenti (di acciaio e grosse quelle per pulire i cordoni di saldatura, di ottone o nylon finissimo quelle da orefici).
Spatole e raschietti

Si usano soprattutto per eliminare vecchie vernici o incrostazioni di vario tipo.
Come si carteggia il legno
Nel carteggiare iniziamo con la carta a numerazione più bassa (ad es. 80), in grado cioè di asportare una maggiore quantità di legno, per andare via via aumentando nella numerazione fino a terminare la nostra lisciatura. La carta vetrata va sempre usata seguendo le venature del legno per non provocare striature difficilmente eliminabili.
Il polverino risultante funge da abrasivo e contribuisce a ridurre il rischio di lasciare graffi sulla superficie.
Appena la carta “si impasta” non solo non lavora più, ma rischia di produrre righe sul legno: bisogna sostituirla subito.
Carteggiando a mano liberà è facile esercitare pressioni non uniformi: è sempre meglio utilizzare un tampone.
Il polverino di carteggiatura si asporta totalmente con un panno umido.
Utilizzando le carte abrasive dal 120 al 600, per evitare che i segni fra una carteggiatura ed una a grana più fine restino sul supporto, è bene scegliere il numero della carta successiva a passi non superiori a 100.